ISMEZ
con il patrocino della Società Italiana di Musicologia

 

Convegno di studi

Reggio Calabria, Sala dei Concerti “G. Scopelliti” del Conservatorio, Via Aschenez prolungamento, 1

5-6 ottobre 2007

Dépliant

È in corso la stampa degli Atti («Sopplimenti musicali», collana del Conservatorio "F. Cilea" di Reggio Calabria), a cura di Gaetano Pitarresi, con contributi di F. Cotticelli, A. Beniscelli, M. Dellaborra, G. Pitarresi, T. M. Gialdroni, N. Maccavino, A. F. Calabrese, P. G. Gillio, N. Dubowy, A. Romagnoli, P. Maione, A. Magaudda – D. Costantini, M. Talbot.

Programma e resoconto

Venerdì 5 ottobre ore 10,00

Indirizzi di saluto

  • Antonino Sorgonà, Direttore del Conservatorio
  • Rita Franco Mattiani, Presidente C.d.A. del Conservatorio
  • Marina Carloni, Presidente ISMEZ Onlus

 

ore 10,30 - I sessione, presiede Angela Romagnoli

  • Francesco Cotticelli, Librettistica e scritture per la scena: riflessioni e proposte
  • Alberto Beniscelli, Tra storia e amori: una Virginia di fine Seicento
  • Mariateresa Dellaborra, La fortuna di un soggetto: La caduta de' Decemviri (1697-1727)
  • Gaetano Pitarresi, La caduta de' Decemviri di Leonardo Vinci: la caratterizzazione drammatico-musicale dei personaggi

 

ore 16,00 - II sessione, presiede Michael Talbot

  • Teresa M. Gialdroni, Silvio Stampiglia autore di testi di cantate
  • Nicolò Maccavino, L'Eraclea di Stampiglia nelle intonazioni di Alessandro Scarlatti e Leonardo Vinci
  • Andrea Calabrese, Strutture armoniche e verbali nei melodrammi di Alessandro Scarlatti e Georg Friedrich Haendel
  • Mario Armellini, Francesco Silvani e la riforma del dramma per musica a Venezia tra fine Sei e primo Settecento 

 

Sabato 6 ottobre ore 9,30 - III sessione, presiede Francesco Cotticelli

  • Norbert Dubowy, Stampiglia e Scarlatti a Firenze
  • Angela Romagnoli, I libretti viennesi di Stampiglia
  • Paologiovanni Maione, Teatro dei Fiorentini 1708: lo Stampiglia arrevotato
  • Ausilia Magaudda – Danilo Costantini, Rappresentazioni operistiche di Silvio Stampiglia nella Gazzetta di Napoli
  • Michael Talbot, Legami viennesi delle due composizioni "al Santissimo Sepolcro" di Vivaldi

    ore 12,00 Valutazioni conclusive

 

Comitato scientifico:
Francesco Cotticelli, Nicolò Maccavino, Gaetano Pitarresi, Antonino Sorgonà

 

Venerdì 5 ottobre ore 19,30 - Teatro Politeama Siracusa

Concerto: Musiche da opere di Alessandro Scarlatti e Leonardo Vinci su libretti di Silvio Stampiglia


I parte

  • Arie dall'Eraclea nelle intonazioni di A. Scarlatti (1700) e di L. Vinci (1724)

  • A. Scarlatti, “Son tormentata”
    Decio Gabriella Grassi

  • L. Vinci, “La mia tiranna”
    Decio Marzia Catania

  • L. Vinci, “M'accese vibrato”
    Marcello Maurizio Miglioresi

  • A. Scarlatti,“Ecco qui che da campagna”
    Livio Maria Rosaria Cannatà

  • A. Scarlatti,“Mi sento ardir”
    Livio Maria Rosaria Cannatà Alfeo Vincenzo Petrucci

II parte

  • Leonardo Vinci, La Caduta de' Decemviri (1727)
    Atto Terzo

    Personaggi e interpreti
    Lucio Luigi Turnaturi - Virginia Paola Nicolò - Icilio Marzia Catania - Servilia Roberta Sainato - Claudia Alessandra Cordova - Valeria Stefania Murdocca - Appio Mariangela Santoro - Flacco Vincenzo Petrucci

    Complesso strumentale del Conservatorio “F. Cilea”
    diretto da Gian Rosario Presutti

    Si ringraziano Maria Rita De Matteis, Salvatore Messina, Paola Poncet per la preziosa collaborazione.
     

Resoconto

Nei giorni 5 e 6 ottobre 2007, presso l'Auditorium del Conservatorio di musica "F. Cilea" di Reggio Calabria, che ha organizzato il simposio in collaborazione con l'Istituto Nazionale per lo Sviluppo Musicale del Mezzogiorno e con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia, si è svolto il Convegno di studi "Intorno a Silvio Stampiglia: librettisti, compositori e interpreti nell'età premetastasiana". Il coordinamento scientifico è stato a cura di Francesco Cotticelli, Nicolò Maccavino, Gaetano Pitarresi, Antonino Sorgonà.

Nella relazione che ha dato inizio ai lavori, Francesco Cotticelli (Librettistica e scritture per la scena: riflessioni e proposte) ha evidenziato l'acquisizione preziosa rappresentata dagli studi teatrali degli anni Settanta e Ottanta del Novecento per la decisiva messa a fuoco dell'oggetto "spettacolo" come centro dei propri interessi, con la ricollocazione dell'evento in una fitta trama di rapporti estetici, produttivi, o pertinenti alle istanze materiali di una variegata professionalità, di cui il testo appare documento necessariamente parziale o limitato. Per Cotticelli, il suo ridimensionamento alla "periferia" del sistema spettacolo è stato comunque ad un tempo causa ed effetto di un radicale ripensamento critico, con ricadute e incoraggiamenti provenienti dalla filologia dei testi teatrali; occorre dunque insistere nel ragionare sul libretto come testimone di uno statuto della scrittura non auto-sufficiente, sulle prospettive critiche del filologo puro e dello studioso di teatro (che dissentono essenzialmente nell'idea e nell'uso del risultato) e sui paradossi della "scrittura" per la scena. Sono seguite tre relazioni dedicate alla Caduta de' Decemviri, libretto del 1697 di Silvio Stampiglia. Alberto Beniscelli (Tra storia e amori: una Virginia di fine Seicento), nell'ambito della produzione letteraria del Seicento, ha evidenziato gli elementi di continuità e di innovazione che caratterizzano il testo di Stampiglia, mettendo in evidenza i puntuali riferimenti che in esso si colgono alla tradizione teatrale veneziana (non per ultimo, al libretto di Busenello per Monteverdi), come pure accennando alla fortuna che il personaggio di Virginia, l'eroina di umili origini che con il padre si oppone al libidinoso decemviro Appio, avrà nel corso del Settecento. Mariateresa Dellaborra (La fortuna di un soggetto: La caduta de' Decemviri, 1697-1727), attraverso la comparazione dei numerosi libretti pervenuti, ha inteso individuare le trasformazioni più o meno radicali che la lezione testuale di Stampiglia ha subito nei vari allestimenti, ipotizzare che tipo di ricaduta le stesse possano avere avuto sulla storia e valutare se e in che modo fossero collegate al contesto geografico o politico locale. Una particolare attenzione è stata riservata alla versione realizzata per il teatro Ducale di Milano che rappresenta il debutto del poeta (musica di Giovanni Porta, 1723). Gaetano Pitarresi (La caduta de' Decemviri di Leonardo Vinci: la caratterizzazione drammatico-musicale dei personaggi) ha preso poi in esame la versione musicale che del libretto di Stampiglia diede nel 1727, due anni dopo la morte del poeta, Leonardo Vinci. Nel contesto della produzione del compositore, che aveva già avviato la sua collaborazione con Metastasio, l'opera se per un verso rappresenta il ritorno al genere del melodramma secentesco, contesto di scene serie e farsesche, con aggiustamenti che tendono a delimitare l'ambito di queste ultime in funzione di intermezzi, offre a Vinci la possibilità di giocare su una molteplicità di registri espressivi funzionali ad una definizione accurata e musicalmente pregnante di situazioni e personaggi. Rispetto ad altre opere vinciane, questa mostra in effetti una varietà di soluzioni formali nell'ambito dell'aria col da capo, frequentemente frazionata in sezioni contrastanti, o spinta a caratterizzazioni così "esemplari" di affetti da rasentare la parodia.

Nella sessione pomeridiana, Teresa M. Gialdroni (Silvio Stampiglia autore di testi di cantate) si è occupata dei testi delle cantate di Silvio Stampiglia conservati in una raccolta manoscritta comprendente tutte le sue opere letterarie. Le 27 composizioni presentano una tipologia in linea con il modello più consueto diffuso a cavallo fra Sei e Settecento, sia nella forma sia nel contenuto, prevalentemente arcadico-pastorale. Il gruppo forse più interessante di testi è quello dedicato esplicitamente a Napoli, gruppo che quindi ci permette di collocare almeno una parte di questa raccolta al primo periodo napoletano di Stampiglia: alcune cantate infatti sono dedicate a San Gennaro e una alla grande mecenate partenopea Aurora Sanseverino. L'intervento ha inoltre accennato ad alcune intonazioni di questi testi: fra gli altri quelle di Bononcini, Scarlatti, Porpora, Tosi. Infine, l'esame di questo corpus di testi ha permesso di individuare un curioso caso di "appropriazione indebita" di un testo stampigliano da parte di Metastasio: la cantata Se mi prestasse i vanni è identica alla cantata Oh Dio che non è vero, appunto del Poeta Cesareo, a parte lo spostamento in apertura di cantata di un blocco di versi che comprende la fine del recitativo e l'aria che segue. La relazione successiva di Nicolò Maccavino (L'Eraclea di Stampiglia nelle intonazioni di Alessandro Scarlatti e di Leonardo Vinci), oltre a ricostruire con precisione il contesto in cui avvennero le rappresentazioni delle due opere, fornendo dati di prima mano sull'Eraclea di Scarlatti, ha evidenziato le peculiarità delle partiture insieme con le notevoli differenze esistenti fra le due versioni, determinate dal fatto che il libretto utilizzato da Vinci nel 1724 era stato profondamente 'rinnovato', a quanto pare dallo stesso Stampiglia. Se l'Eraclea di Scarlatti può essere definita "a transitional work" sia sotto l'aspetto letterario sia sotto l'aspetto musicale, quella di Leonardo Vinci presenta già tutte le caratteristiche dello stile galante napoletano che tanta fortuna avrà negli anni a venire nei maggior teatri italiani ed europei. A conclusione della sessione Andrea Calabrese (Strutture armoniche e verbali nei melodrammi di Alessandro Scarlatti e Georg Friedrich Händel) ha messo in evidenza i mutamenti nel linguaggio armonico evidenti nella comparazione tra le opere dei due compositori, con la semplificazione dei rapporti tonali in funzione di strutture metriche sempre più regolari che si avverte nella produzione del secondo.

La sessione di sabato è stata avviata da Mario Armellini (Francesco Silvani e la riforma del dramma per musica a Venezia tra fine Sei e primo Settecento), che ha dedicato il suo intervento a un importante librettista contemporaneo di Stampiglia, il veneziano Francesco Silvani, ignorato dalla storiografia nonostante una precoce e assidua adesione alle istanze di riforma dell'opera di fine Sei-primo Settecento, e d'una presenza sulle scene seconda, nei decenni premetastasiani, solo a quella di Apostolo Zeno. Evidenziati gli aspetti di modernità che caratterizzano la vasta produzione drammatica di Silvani, Armellini suggerisce come alla mancanza di considerazione della critica non fosse forse estranea la rivalità ch'egli ebbe con Zeno sui teatri veneziani, e la sua conseguente non appartenenza all'Arcadia. Norbert Dubowy (Stampiglia e Scarlatti a Firenze) si è poi soffermato su uno dei periodi più interessanti di Alessandro Scarlatti, gli anni in cui fu il musicista prediletto del principe Ferdinando de' Medici, che dal 1702 al 1706 gli commissionò la composizione di nuovi melodrammi da rappresentare nel teatro della villa di Pratolino. Dopo aver illustrato il repertorio proposto su quel palcoscenico, il relatore ha offerto nuovi dati sulle fonti manoscritte delle musiche e dei libretti a stampa, sui cantanti che parteciparono alle rappresentazioni, ed in particolare sulle due opere che Scarlatti compose su testi di Stampiglia: il Turno Aricino (1704) e il Lucio Manlio (1705). Di seguito, la relazione di Angela Romagnoli (I libretti viennesi di Stampiglia) ha preso in esame i libretti che tra il 1706 e il 1714 Stampiglia, come poeta e storiografo cesareo, fornì alla corte asburgica: si tratta di almeno cinque drammi e sette componimenti per musica, un numero ancora imprecisato di cantate e un oratorio. Il rapporto con la corte di Vienna sembra poter essere stato mediato da Giovanni Bononcini, con cui il poeta aveva già collaborato a Roma e a Napoli, autore musicale di uno dei più grandi successi del librettista, la Camilla. Non a caso la prima esecuzione di un libretto stampigliano a Vienna avvenne con la ripresa nel 1699 dell'oratorio San Nicola di Bari, prodotto a Roma nel 1693 con musica di Bononcini; e a Bononcini (o al fratello Antonio), che era il musicista preferito dell'imperatore Giuseppe I, si deve la maggior parte delle intonazioni viennesi. La studiosa ha evidenziato che i drammi composti da Stampiglia espressamente per Vienna sono tutti di soggetto storico, prevedono l'intervento di personaggi comici (a cui invece il poeta aveva già rinunciato in precedenza, ad esempio per il Turno Aricino scritto per Pratolino), e mostrano una struttura in cui elementi ancora legati alla tradizione del Seicento maturo, che normalmente creano spazi di 'irregolarità' preziosi ai fini di una realizzazione musicale pregnante, si sposano alla ricerca di equilibrio e regolarità nella versificazione e nell'assetto metrico. I 'componimenti', destinati normalmente a celebrare compleanni e onomastici di famiglia e scritti in piena guerra di successione spagnola, sono in genere strettamente collegati alla situazione politica, e sono leggibili molto facilmente in questa chiave. I temi ricorrenti sono perciò quelli funzionali alla costruzione o al consolidamento dell'immagine della Casa d'Austria come erede dell'impero romano, oppure, nel caso dell'omaggio all'imperatrice, l'augurio/annuncio della prossima nascita di un erede maschio. Anche in questo genere di testo Stampiglia si mostra abile e attento nel confezionare occasioni suscettibili di un'intonazione in senso lato spettacolare: e se la nuda poesia si presenta il più delle volte come una variazione infinita dello stesso tema celebrativo, la sua valutazione come parte di un tutto che comprendeva musica e apparato scenico permette di percepirne in modo storicamente più corretto intenzioni e valori.

Paologiovanni Maione (Teatro dei Fiorentini 1708: lo Stampiglia arrevotato), nel contesto di una scena teatrale napoletana caratterizzata dalla continua sperimentazione di nuovi manufatti, ha quindi esaminato la produzione proposta sulle tavole del teatro dei Fiorentini agli inizi del Settecento evidenziando le sue peculiarità rispetto al "serioso" palcoscenico del San Bartolomeo, in particolare per la sensibilità dimostrata nei confronti delle scene buffe. Si è soffermato ad illustrare la stagione del 1707-08, nel cui ambito furono proposte due opere di Stampiglia già rappresentate a Vienna, Etearco e Turno Aricino, occasione per esaltare i legami tra Napoli e i nuovi dominatori austriaci. Le modifiche che i libretti delle due opere subirono sono stati accuratamente evidenziati; in particolare nel Turno Aricino con l'aggiunta di una coppia di ruoli comici appositamente creati per i buffi Maria Piez e Filippo Rossi. Maione ha concluso il suo intervento evidenziando che il teatro dei Fiorentini modifica con discrezione il portato poetico del librettista intervenendo solo in quei casi in cui è necessaria o una differenziazione rispetto al repertorio del San Bartolomeo o un intervento reclamato dalle maestranze per esigenze esecutive. Di ambito napoletano è stata anche la relazione presentata da Ausilia Magaudda e Danilo Costantini (Rappresentazioni operistiche di Silvio Stampiglia nella «Gazzetta di Napoli»). I due studiosi hanno offerto notizie tratte dalla «Gazzetta di Napoli» relative a rappresentazioni operistiche su testi di Silvio Stampiglia, avvenute nella città tra il 1696 e il 1760, quindi anche successive alla morte del librettista. Dalla fonte in oggetto hanno ricavato utilissime informazioni sulle effettive date di prima rappresentazione di questi lavori, non sempre coincidenti con quelle di dedica dei libretti, utilizzate il più delle volte dagli studiosi; sulle repliche avvenute alla presenza del viceré; sul pubblico presente, composto spesso anche da importanti e famosi nobili committenti di musica provenienti da Roma su invito del viceré, i quali favorirono poi la circolazione dei lavori del librettista anche in altre città; sulla riuscita delle rappresentazioni. Se alcuni di questi dati erano già noti o conosciuti solo in parte perché le notizie della «Gazzetta di Napoli» erano state riportate in maniera incompleta o inesatta nelle precedenti pubblicazioni di alcuni studiosi di musica napoletana, altri sono del tutto inediti, come la data di prima rappresentazione de La Partenope, ivi pubblicata per la prima volta. Ha concluso il convegno l'intervento di Michael Talbot (Legami viennesi delle due composizioni "al Santissimo Sepolcro" di Vivaldi), che si è soffermato su due composizioni strumentali di Antonio Vivaldi, la Sonata à 4 al Santissimo Sepolcro RV 130, e la Sinfonia al Santissimo Sepolcro RV 169, ponendole in relazione con il sottogenere musicale, unicamente viennese, dell'oratorio "di sepolcro", che si avviava con una sinfonia costituita da due movimenti più o meno uguali ai primi due movimenti di una sonata da chiesa. Secondo Talbot, le ipotesi precedenti, che ponevano in relazione le origini di queste due composizioni con una loro utilizzazione nell'ambito della celebrazione delle Quarantore a Venezia, non sono supportate da dati di fatto. Lo schema in due movimenti, lo stile e, soprattutto, la dicitura "Al Santissimo Sepolcro" nel titolo di queste opere evidenziano chiaramente che Vivaldi le concepì per un utilizzo (reale o potenziale) come sinfonie "di sepolcro". La datazione 1727-28 ca., desumibile dalla carta usata per il manoscritto di una di esse, è altamente significativa, poiché coincide con la dedica di Vivaldi della sua op. IX, La cetra (1727), e di un'omonima, per lo più diversa, raccolta manoscritta di concerti (1728) all'imperatore Carlo VI. Vivaldi avrà consegnato le composizioni a Vienna su propria iniziativa a mo' di campioni nella speranza di ottenere qualche posto onorifico, non necessariamente una carica che avrebbe richiesto la sua permanenza nella città capitale imperiale.

Il Convegno ha offerto inoltre l'occasione per l'ascolto di brani di rara esecuzione, ed in particolare docenti ed allievi del Conservatorio di Reggio Calabria hanno proposto, sotto la direzione di Gian Rosario Presutti, musiche di Alessandro Scarlatti e di Leonardo Vinci tratte dall'Eraclea e dalla Caduta de' decemviri.