Atti della giornata di studi per i 250 anni dalla nascita di Giuseppe Nicolini (1762-1842)(Piacenza 28 aprile 2012), a cura di Patrizia Florio, Guglielmo Pianigiani, Patrizia Radicchi, Anna Sorrento, (Quaderni del Conservatorio di Piacenza), Pisa, ETS, 2013.

Sommario

  • Introduzione di Fabrizio Dorsi
  • Sara Elisa Stangalino, Giuseppe Nicolini alla Scala: I baccanali di Roma (1801) e l’affermazione del ”piacentino”
  • Roland Pfeiffer, L’opera seria Traiano in Dacia (1807): soggetto, stile e vocalità
  • Paolo Mechelli, Alcuni aspetti della produzione operistica di Giuseppe Nicolini in Toscana
  • Lorenzo Mattei, La crisi dell’opera buffa: il caso del Geloso sincerato di Giuseppe Nicolini
  • Guglielmo Pianigiani, Le due gemelle di Nicolini: note di esegesi e di drammaturgia
  • Patrizia Radicchi, Le due gemelle: da una burletta per musica alla farsa in un atto
  • Giorgio Appolonia, I primi interpreti delle opere di Giuseppe Nicolini
  • Mariateresa Dellaborra, La musica da camera di Giuseppe Nicolini
  • Luca Chierici, «Eine beliebte Cavatine». Il successo di Nicolini a Vienna nelle composizioni di Moscheles e Czerny
  • Giorgio Fiori, Giuseppe Nicolini e la sua famiglia: ricognizione dei documenti
  • Patrizia Florio, Le fonti dei melodrammi di Giuseppe Nicolini: persi e ritrovati

Giuseppe Nicolini 1762-1842 (a c. di P. Florio, G. Pianigiani, P. Radicchi, A. Sorrento, Pisa, ETS, 2013): recensione di Francesco Bussi

In occasione del 250° anniversario dalla nascita (1762) Piacenza ha tributato un doveroso omaggio al suo operista Giuseppe Nicolini, ottemperando all'imperativo categorico di commemorare le ‘patrie glorie' (secondo il noto poemetto celebrati vo del nostro Pietro Salvatico): mostra di testi e documenti alla 'Passerini Landi'; concerti disparati; al Municipale la 'ripresa' del giocoso atto unico Le due gemelle. Al culmine si colloca la Giornata di studi Nicolini e dintorni promossa dal nostro Conservatorio di musica (“Nicolini” fin dal 1914) e svoltasi il 28 aprile 2012. Resterebbe da risolvere, tuttavia, il nodo gordiano' concernente il nostro unico operista superstite dal quadrunvirato di un tempo - Ciampi-Giacomelli-Nasolini-Ni colini - dopo che le radicali ricerche di Giorgio Fiori hanno documentato: la non-piacentinità dei primi tre. Ci si chiede, appunto, perché, al di là delle debite commemorazioni e malgrado le costanti menzioni in enciclopedie, dizionari e repertori, colui che acquisì un tetragono 'mestiere' al napoletano Conservatorio di S. Onofrio da Giacomo Insanguine e da Cimarosa, non è sopravvissuto (e con lui, ben altri transitori: da Pietro Generali, Stefano Pavesi a Carlo Coccia, Francesco Morlacchi, Valentino Fioravanti…). Forse a obnubilare il nostro degno artiere dell'opera fu la sua estraneità a Gluck e alla sua sovversiva 'riforma' del melodramma o, più probabilmente, fu la sovrastante contemporaneità con geni quali Mozart e il 'tedeschino I Rossini (entrambi pure sostanzialmente estranei, peraltro, a Gluck)? O più verosimile cagione di oblìo fu il tenace ancoraggio a modi e moduli di un ancien régime, di una koiné musicale dura a morire, allorché, vigente la Restaurazione, urgevano i fermenti di una stagione innervata da un fremente anelito d'innovazione? Pur negando a Nicolini 'il genio della creazione', l’eminente storico musicale napoletano Francesco Florimo gli riconobbe, fra l'altro, vena facile e fluente e specifica sagacia nell'impiego dei legni cui è da aggiungere, sempre scegliendo fior da fiore, l'abilità nell'esaltare le doti canore dei virtuosi dell'epoca. La fortuna dell'operista s'avvantaggiò degli apporti dell'imperante gotha lirico, costituito da nomi di assoluto spicco - soprani, sopranisti tenori contralti, già più volte menzionati. Fra loro, in primo piano, s’erge la piacentina Benedetta Rosmunda Pisaroni, rossiniana, ma pure nicoliniana regina dei contralti, che si ammira effigiata dal pittore napoleonico François P. Gérard nell'imponente quadro - lei assisa al fortepiano in costume di scena d'Isabella nell'Italiana in Algeri, con accanto il secondo marito Giuseppe Santi Carrara conservato; nel ridotto del Municipale, dono del benemerito n.h. Carlo Anguissola da Travo al Museo civico di Piacenza.[1]

Ma qui, in accordo, un altro nostro illustre merita risalto: non un compositore antagonista, bensì il pittore Gaspare Landi, che fruì di fama non effimera, gravitando a Roma nella cerchia di Antonio Canova, che lo stimò. A parte i reciproci legami biografici fra i due concittadini, vale per entrambi la correlazione fra musica e pittura, eloquentemente esemplificata in tante fasi· della storia delle arti. Ecco allora che nel neoclassicismo dell'età napoleonica rientrano con una certa verosimiglianza sia le creazioni di Nicolini sia quelle di Landi. Fuori d'ogni ,vacua elucubrazione, ci si limiti a notare come i soggetti di stampo storico o mitologico profusi, con punte di oleografia, da Landi (eccellente come ritrattista) corrispondano ai titoli dei lavori 'seri' 'o 'eroici' di Nicolini. Come dire che svariati fra i temi accademici, classicizzanti considerati dal nostro operista - da Annibale in Bitinia a Baccanali di Roma, Coriolano ossìa l'assedio di Roma, al celeberrimo Trajano in Dacia avrebbero ispirato o potuto ispirare altrettanti quadri del nostro pittore e viceversa.[2] Non si poteva abbordare l'importante anniversario nicoliniano senza un minimo- d' introduzione storico-estetica; né si sarebbe potuto omettere di pubblicare gli atti della suddetta giornata di studi. Agguerriti specialisti delle penultime e ultime leve vi sviscerano il personaggio in questione nei suoi variegati aspetti,pur imperniati essenzialmente sulla centralità dell'opera in musica, seria, eroica, giocosa, farsesca, quindi su soggetti, stili, vocalità, drammaturgia, fonti, interpreti, fortuna non senza un acuto sguardo sulla musica da camera da parte di Mariateresa Dellaborra. Previi opportuni prolegomeni dell'attuale presidente del Conservatorio Daniele Cassamagnaghi, dell'attuale direttore Fabrizio Dorsi, sfilano i coinvolgenti apporti. Così Sara Eliasa Stangalino affronta Giuseppe Nicolini alla. Scala: I baccanali di Roma (1801), mentre Roland Pfeiffer si diffonde su quello che passa probabilmente per il capolavoro del Nostro in un particolare ambito, L'opera seria Trajano in Dacia (1807): soggetto, stile e vocalità. L'ampio contributo di Paolo Mechelli concerne Aspetti della produzione operistica di Giuseppe Nicolini in Toscana. Diverge dalla produzione seria Lorenzo Mattei con un essenziale excursus su La crisi dell'opera buffa: il caso del Geloso sincerato di Giuseppe Nicolini, cui s'accoppia la disamina de Le due gemelle: note di esegesi e di drammaturgia, svolta con acribìa da Guglielmo Pianigiani. Opportunamente Patrizia Radicchi insiste su Le due gemelle: da una burletta per musica alla farsa in un atto, cioè sulla pièce baciata da recente reviviscenza. Appagherà pienamente i vociologL quanto Giorgio Appollonia scrive con conoscenza di causa su I primi interpreti delle opere di Giuseppe Nicolini, fra i quali è bello segnalare in posizione eminente, come punta di diamante, la nostra suddetta Pisaroni. Affissandosi su La musica da camera di Giuseppe Nicolini, sia strumentale sia vocale, Mariateresa Dellaborra svela e illustra, come già si è accennato, con gran copia di eloquenti esemplificazioni e argomentazioni un aspetto finora inesplorato e assai gradevole della personalità del compositore. Proponendosi con «Eine beliebte Cavatine». Il successo di Nicolini a Vienna nelle composizioni di Moscheles e Czerny, Luca Chierici evidenzia la 'fortuna' e quindi la popolarità internazionale dell'operista, attestata nel caso specifico (ma altri se ne potrebbero addurre) da variazioni pianistiche ideate dai due sunnominati su una cavatina dal Trajano in Dacia e su una cabaletta del Conte di Lenosse rispettivamente. Indomito esploratore degli archici piacentini, Giorgio Fiori ricostruisce da par suo la genealogia dei Nicolini, appunto con uno scritto in sé fondamentale: Giuseppe Nicolini e la sua famiglia: ricognizione dei documenti. La conclusione della tornata spetta legittimamente a Patrizia Florio, che si assume e assolve il compito di individuare Le fonti dei melodrammi di Giuseppe Ni colini: persi e ritrovati, risorsa preziosa per ricerche e 'consultazioni avvenire. Il volume si presenta in decorosa veste tipografico-editoriale. Se è lecito avanzare lievi riserve, per agevolare il lettore, si sarebbe dovuto apporre una breve sintesi al termine di ogni saggio (così nello JAMS e nella stessa RIDM). Inoltre, l'Indice dei nomi avrebbe dovuto/potuto includere anche quelli compresi nelle note a piè di pagina. Infine - menda più grave - manca inspiegabilmente la cosiddetta 'bibliografia' (termine del tutto errato da sostituire con 'letteratura', Claudio Sartori docet) su Nicolini, copiosa o scarsa che sia, indubitabilmente capeggiata dalla meritoria monografia del pioniere Attilio Rapetti, Un maestro di musica piacentino: Giuseppe Nicolini (nel primo centenario della morte), Biblioteca Storica Piacentina promossa dal «Bollettino Storico Piacentino», vol. XXIV, Piacenza 1944, pp. 168. (con appendice di Carlo Censi, sulla musica), oltre ai vari contributi dello scrivente in enciclopedie, dizionari e nella Storia di Piacenza, volume quinto, L'Ottocento, Piacenza,Deputazione di storia patria, 1980, pp. 749-753. La consultazione degli atti ne sarebbe stata appianata, la lettura invogliata. Il volume costituisce comunque una solida acquisizione, magari anche un monumentum aere perennius - ossia duraturo nel tempo.

FRANCESCO BUSSI

Piacenza, giugno 2013 


1) Francesco Bussi, Una piacentina consegnata alla storia: Rosmunda BenedettaPisaroni, rossiniana 'regina dei contralti in Palazzo Rota Pisaroni, Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, 2009, pp. 129-156
2) Francesco Bussi, Gaspare Landi-Giuseppe Nicolini: un'ipotesi di raffronto in parallelo, con culmine in Rossini, «Bollettino Storico Piacentino», CI (2006), pp. 59-70.